lunedì 31 agosto 2015

LA SCIENZA OGGI SECONDO EDOARDO BONCINELLI

Mi è capitato più volte di vedere e sentire parlare Edoardo Boncinelli al festival della scienza di Bergamo, del cui Comitato scientifico è presidente. È uno dei più famosi genetisti italiani e un divulgatore scientifico di alto livello, autore di vari volumi dedicati a tanti aspetti connessi alla scienza e alla tecnica.
Mi soffermo sull’ultimo da lui scritto, da poco comparso in libreria, dal titolo I sette ingredienti della scienza, Indiana editore, 2015, che si legge in poche ore, ma con profitto.
L’autore, che fa uso di un linguaggio e di un’esposizione facilmente comprensibili, riflette su che cosa è da intendere oggi per scienza, dopo avere rilevato l’eccentricità (o se vogliamo l’inadeguatezza) della cultura italiana nei confronti della scienza rispetto alla valorizzazione compiuta dai tanti paesi esteri in cui gli capita di andare. Tende infatti a prevalere, soprattutto negli intellettuali umanisti che hanno rilievo nel panorama culturale italiano, una diffidenza - se non un’aperta critica - nei confronti della scienza e della tecnica, non solo per gli effetti negativi che pure da esse sono derivati (e derivano), ma anche per i limiti conoscitivi che esse avrebbero.
Individuando sette ingredienti fondamentali (il carattere collettivo e non più individuale della ricerca scientifica attuale; il progresso delle conoscenze in vari campi scientifici; l’attenzione verso i fenomeni o gli aspetti riproducibili, che si possono analizzare attraverso non solo l’osservazione ma anche esperimenti appositamente prodisposti; la descrizione rigorosa dei fenomeni, l’esposizione non ambigua, non contradditoria dei risultati ottenuti e la loro comunicazione in spazi pubblici, in particolare tramite internet; la coerenza logica e il carattere fallibile delle teorie; la capacità di prevedere fenomeni; la costruzione di macchine - tra cui ad esempio l’acceleratore di particelle - e strumenti - dal canocchiale al computer), l’autore mette in evidenza come la scienza mira a elaborare teorie che pretendono di valere solo in campi circoscritti; pertanto, è connaturata ad essa la modestia; essa si pone domande solo relative a come si manifestano i fenomeni e non pretende, invece, di fornire risposte a “perché” (Perché c’è il mondo? Perché ci sono io? Perché so che devo morire?...).
Non è vero che, con la scoperta della relatività e con la teoria quantistica, le conoscenze della fisica classica siano state smentite; esse, anzi, continuano a valere per tantissimi oggetti, aspetti della nostra vita quotidiana; semplicemente, nei sistemi che implicano grandissime velocità e nella dimensione dell’infinitamente piccolo, le teorie della fisica classica non funzionano e, pertanto, servono altre teorie, le quali quindi vengono ad arricchire e a completare il patrimonio scientifico, più che a smentirlo.
Inoltre il riconoscimento del carattere fallibile (sottolineato in particolare da Popper) delle conoscenze scientifiche non implica che esse siano destituite di valore, ma che possano essere col tempo migliorate o sostituite da altre più efficaci. Anzi, vi è un nucleo fondamentale di conoscenze che sono certe (validate da sperimenti ripetuti nel tempo e attuati da più ricercatori) e stabili, mentre  vi è una parte che è in uno stato di ebollizione. Rispetto a chi svaluta il valore conoscitivo della scienza, Boncinelli sottolinea come le nostre conoscenze sul mondo fisico, sul nostro corpo, sul cervello siano considerevoli e destinate ad aumentare.
Inoltre, grazie al suo carattere sperimentale, le applicazioni, i risultati pratici hanno portato benessere materiale, hanno migliorato le condizioni di vita delle persone.

Infine, l’atteggiamento scientifico - che richiede senso critico, disponibilità ad essere criticato e a criticare - è prezioso ai fini del buon funzionamento della democrazia.

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